Il servizio trasmesso recentemente dalle Iene ci pone una domanda: il male che diventa un gioco, è possibile?

Immaginate di uscire a fare una passeggiata, camminate tranquilli ma all'improvviso qualcuno vi ferma e vi getta dell'acido sul viso. Sì, avete capito bene.

Siamo a Londra, e ad essere oggetto di discussione questa volta è il nuovo gioco che sta spopolando proprio qui: colpire gente ignara con questo potente liquido, mentre si viene ripresi da una telecamera.
Non siamo di certo nuovi a mode del genere: qualche anno fa, qui in Italia stesso, erano avvenuti casi di "knockout game", il gioco di origine americana dove ci si fa riprendere mentre si colpisce uno sconosciuto per poi scappare.
Nei casi "fortunati", quindi quelli in cui non si va incontro alla morte stecchiti per strada, la vittima si trova a dover affrontare una ferita che oltre ad essere fisica è anche mentale, con un percorso per uscirne davvero complesso.

Ma cosa spinge una persona a commettere ciò, a "giocare"?
In realtà un vero movente non lo trova nessuno. Forse è il provare l'ebrezza della sfida, della violenza, della morte. O forse è solo il voler trovare qualcosa per farsi notare, da mettere sui social e per la quale essere acclamato, caratteristica della società moderna, società nella quale il male è diventato scontato e banale.